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ARTE METAFISICA - Stile e percezione visiva


Le prime opere di De Chirico sono caratterizzate da una notevole impronta Bockliniana.All'epoca (1908) molti pittori sono orientati verso le analisi dei meccanismi della percezione, sulle proprietà dei colori e della forma.L' arte di De Chirico, invece, sin dalle prime battute ha connotazioni "originarie" ,un'arte che era contrapposta al versante parallelo quello dell' "originalità".Per la critica, arte originaria significa arte rivolta alla valutazione dei canoni compositivi tradizionali. Questa caratteristica resterà costante per tutta la lunga ricerca del pittore.Riguardo i temi affrontati,si tratta di un riflesso di una cultura personale che deriva dal suo luogho di nascita :la Grecia e la Tessaglia.

Questa prima fase è caratterizzata da opere di una vivace cromia, sostenute da linee nere. Specie nella ritrattistica.I critici Barilli e Calvesi riconducono questi connotati stilistitici alla ritrattistica del Costetti, il quale affidava al contorno un ruolo assai marcato, di rinforzo al sintetismo plastico del colore.Altra influenza è quella di Gauguin, le cui opere possiedono una notevole efficacia espressiva tramite profili marcati e colore articolato per piani.

La prima opera "Metafisica" è "Enigma di un pomeriggio d'autunno" ,del 1910 .L'opera nacque da una "visione" che De Chirico ebbe un pomeriggio seduto in piazza S. Croce a Firenze. Si trovava in un particolare stato emotivo, collegato ai suoi precedenti stati precari di salute.L'opera segna l'inizio di uno stile che avrà grande influenza nell'arte contemporanea.Le caratteristiche dell'opera sono le seguenti: interesse per gli assetti geometrici,per la forma intesa come coerente definizione plastica delle cose, per la solidità e la monumentalità come indice di armonia e stabilità, elevato contenuto espressivo che ha come risultato il controllo visivo dello spettatore.

Tali opere sono costituite da immagini "permanenti" in uno spazio che non implica una sincronica componente temporale ,poichè ogni elemento cella composizione può essere considerato un elemento a se stante. Il risultato è che lo spettatore , attraverso precise reazioni percettive, può ritrovare le stesse identiche reazioni emotive di chi ha prodotto l'opera.

In base a questo, una parte della critica ha rivolto gli studi in direzione delle teorie della percezione e del purovisibilismo, in quanto ci si trova di fronte a opere la cui struttura è in grado di proiettare nel fruitore reazioni mentali precisamente definite.

Ad ogni elemento dell'opera di De Chirico è attribuito un valore percettivo indipendente, come isolato dallo spazio circostante.Cosicchè, ogni parte della composizione diventa un tratto motivato e voluto per una simbolica nuova che riconduce ai soli oggetti dell'opera e non a precisi codici esterni.

Lo SPAZIO nell'opera di De Chirico è stato ricondotto a quello dei pittori primitivi.E del 1910 un articolo di soffici che Calvesi cita per indicare l'interesse di De Chirico per i pittori primitivi, riguardo l'uso che questi fecero della prospettiva psicologica, anzichè di quella geometrica.Per Giotto lo spazio era il piano trasparente da cui osservare il mondo, peraltro disposto come all'interno di un cubo.Più tipi di spazialità, che non sono la riduzione dello spazio totale dell'universo, ma che convivono in uno spazio unitario.

Lo spazio psicologico, quindi, ha avuto un ruolo fondamentale per la i critici orientati verso le teorie della percezione, soprattutto Arnheim, sulla scorta di Ames. Quest'ultimo dimostrò l'esistenza di alcune discrepanze tra spazio fisico e spazio psicologico.Arnheim ne trasse il celebre saggio sull'opera "Mistero e Malinconia di una strada" del 1914, presente nel saggio Arte e Percezione Visiva ed. Feltrinelli

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